venerdì 12 aprile 2013

La lettera rubata di Poe



                                          Edgar Allan Poe

Qualche tempo fa è stato riabilitato Vittorio Pisani, l'ex capo della squadra mobile di via Medina, a Napoli. Il gip ha sic et simpliciter archiviato le accuse di un collaboratore di giustizia. Noi, a quelle accuse, formulate in quel modo così rozzo, offensive dell'intelligenza di un giudice che si rispetti, non abbiamo mai creduto: un po' perché si è bazzicato Lisia, il grande avvocato dei tempi di Socrate, un po’ perché un capo di una squadra mobile che si fa corrompere nella maniera descritta da quel "pentito" (accettando cioè in strada una busta con 50 mila euro dentro)  non sta né in cielo né in terra – e chissà poi quanti avranno veramente un'idea di chi sia un capo di una squadra mobile, il capo, all'interno della Questura, della polizia giudiziaria di un'intera provincia: il che significa, in una città come Napoli, la gestione di otto sezioni, centinaia di uomini con gli occhi puntati sul capo: criminalità organizzata, omicidi, catturandi, antirapina, antidroga (e di questa sezione antidroga per un periodo è stato capo anche Marco Noto, il poliziotto che abbiamo creato) ecc.. Dobbiamo aggiungere altro? Una squadra mobile di una grande città è equiparata a una divisone: il suo capo è un primo dirigente, non è neanche più un vicequestore aggiunto, è l’omologo di un colonnello, tre stellette sulla corona, uno che mastica i meccanismi di polizia giudiziaria come nemmeno ci si immagina, che gode dell'avallo e della fiducia del capo della polizia: non stiamo certo parlando di Montalbano, che incorre in plateali quanto inverosimili falsi ideologici, un reato per il quale un poliziotto va quasi sicuramente diritto in carcere, con la pena raddoppiata rispetto al semplice cittadinio, e lo saprebbe pure il piccolo degli agenti. Il ritratto di un capo della mobile è, volenti o nolenti, questo. Ma noi in questi giorni abbiamo aspettato e aspettato Repubblica, li abbiamo attesi al varco (e li abbiamo seguiti costantemente sul sito - anche per il fatto che c'era l'altra novità, quella dei grilli parlanti) e volevamo vedere cosa avrebbe detto di questa riabilitazione il "guru" della lotta alla Camorra, dall’alto della sua cattedra o del suo scranno. E tuttavia niente! Quando tra due persone corre antipatia, uno che non ci piace dovrà essere come minimo ignorato. E bisogna allora fare come lo struzzo. E Pisani ebbe il torto (e qui fu eccessivo, "sia ben chiaro", direbbe il mio amico Antonio) di dire che Saviano non aveva bisogno della scorta, e per questo fu messo in croce. Ma che poi passasse sui giornali un'accusa tanto infamante (e bisognerà essere poliziotti per capire cosa significhi) senza che questa accusa fosse corroborata e sostenuta da prove convincenti allora l'avete fatta grossa... Nemmeno un bambino alle elementari avrebbe seguito un racconto formulato nel modo in cui è stato formulato: un elefante che entra in un negozio di cristalli senza romperne neanche uno, perché è questo ciò che segue e a cui crede chi ammette come realistica l'immagine del capo della mobile di Napoli che accetta sordidamente, pubblicamente, una busta con decine di migliaia di euro dopo averla in un primo momento rifiutata (“non posso accettarli!”).

Sì, c'è la lettera rubata di Poe (Lacan ci fece un bellissimo seminario, sopra): le cose più in vista sono quelle che non si vedono, ma qui è troppo. L'arroganza che pure Pisani, come poliziotto, avrà ogni tanto mostrato non è prova sufficiente a sostenere nessuna accusa del genere, e semmai e prova del contrario .... Ripeto: stiamo parlando del capo della mobile di Napoli, non della mobile della galassia di Andromeda. Ma dimenticavo che sul sito di Repubblica qualche giorno fa sono state pubblicate le "prove" fornite da un senatore grillino dell'inciucio tra PD e PDL. La prova dell’inciucio sarebbe che moglie e marito, entrambi deputati, lui è del PDL lei del PD. Ecco, con queste premesse ... Sarà forse la sovraesposizione a una massa di romanzi e fiction poliziesche scritte col deretano, senza non dico la noiosa perfezione, ma senza neppure un minimo di rigore ... 

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