Dice Neville, il personaggio del mio romanzo inglese citato
nel post su Chatwin, che l’inglese parlato a Londra è una realtà polverosa
(dusty) se lo si confronta con l’inglese di New York. Polveroso è un termine che non saprei come meglio definire; ed
effettivamente in generale non saprei dare nessuna spiegazione delle cose che
scrivo se non che il modo in cui le scrivo è il miglior modo in cui potrei farlo.
Oggi credo che Neville, che
parlava in epoca post-Thatcher, quando a governare la Gran Bretagna c’era l’anche più grigio Major, verrebbe a contatto, tornando a New York, con un inglese newyorkese meno magico, e
forse più asettico: di sicuro non ritroverebbe più molti di quei piccoli caffè
dove gli piaceva andare sulle orme di Isaac Bashevis Singer (che scriveva in yddish) alla ricerca di
qualche volto che pensa di aver perduto per sempre - e di cui parla a Fanfan,
il giovane narratore, che ormai teme di essere finito nelle mani di uno psicopatico:
‘… perhaps death is not the end, and people
do miraculously live on, even if just in the memory of those who knew them.’
“... forse la morte non è tutto, e le
persone continuano a vivere, fosse anche nella memoria di chi le ha conosciute.
Ma sono veramente morte?”
Ma proprio grazie a Singer, cioè grazie alla
letteratura, Neville ritrova ugualmente la sua New York: il luogo di ogni
possibile incontro, anche con chi crede che sia già morto. E quando scrivevo questo romanzo
mi sembrava di capire che Neville fosse andato a New York proprio per cercare
di ritrovare nelle sue strade, in uno dei tanti volti di quella città, sua nonna Zita, che in punto di morte gli impedirono di vedere, rinchiusa in una stanza asettica. La rivide soltanto nella forma impalpabile di una colonna di fumo che saliva dalla ciminiera del crematorio. Il suo pensiero, allora, era stato abbastanza
frivolo, forse perché sognava o immaginava che l’avrebbe comunque nuovamente incontrata. Dice tranquillo, a un Fanfan circospetto, che di quella cremazione l’aveva
incuriosito soltanto un particolare tecnico:
“Nel momento in cui
Zita veniva cremata, qualcuno – credo fosse l'impiegato delle pompe funebri – mi disse
che le differenti parti del corpo bruciano separatamente. Una cosa che già
sapevo, ovviamente: il teschio resta intatto fino alla fine. E poi esplode” (‘the skull is left to the last.
It explodes’).
Non si riesce a capire se Fanfan, che sta diventando
cieco, creda veramente all’inquietante Neville quando Neville gli dice a un
certo punto di essere un medico. Non sembra nemmeno voler capire se ci sia ironia quando dopo vergli detto che l’ultimo libro di Singer è una fogna di
noia (totally dreary), Neville aggiunge, su quei suoi possibili incontri con gente
scomparsa:
“I haven’t
ever really recognized anybody, though I haven’t given up looking …”
“Non ho mai riconosciuto nessuno, anche se ovviamente non ho
mai smesso di guardare …”
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