giovedì 25 aprile 2013

Sei un vero romanziere?




                            Il gioco degli ochi 

Come riconoscere se sei un vero romanziere?

1.  Da ciò che scrivi: cioè da come scrivi, e per il fatto che i tuoi personaggi s'impongono come veri fin dalle prime battute. La narrativa è arte realistica, anche quando appartiene alla letteratura fantastica - ad esempio l'Orlando Furioso, con tutti i suoi ippogrifi e le sue invenzioni fantastiche, è una delle opere più realistiche che ci siano. E perché?

2. Per via della lingua che usa. In questo senso, tra gli autori viventi pubblicati dalle grandi case editrici oggi in Italia, l'unico vero romanziere, anche quando scrive diari di viaggio è (a parte casi ancora nascosti) Aldo Busi: tutto il resto è piattume narcisistico e campagne di marketing. Soltanto Aldo Busi sa imitare, con  le sue frasi, l'effettivo movimento del suo tempo (a parte ovviamente Moresco di Lettere a nessuno, e Camilleri dialettale). Prima di lui c'erano Sciascia e, ancor prima di Sciascia, Gadda.

3. Un vero romanziere non prende mai partito per l'uno o per l'altro dei suoi personaggi: riflette sempre il suo tempo come uno specchio più o meno deformante e per questo ne preannuncia profeticamente gli sviluppi, li anticipa (per questo l'ultima parola spetta sempre ai posteri).

4.  Un vero romanziere (salvo rari casi in cui si trova suo malgrado a far parte della cricca) viene sempre inizialmente rifiutato dagli editori: anzi sputa letteralmente sangue prima di arrivare a vedersi riconosciuto, e il più delle volte lo è soltanto quando è già norto; e questo perché gli editori non capiscono un'acca della vera letteratura, capiscono solo, giustamente, come fare soldi. Non esistono editori che mirano alla qualità, e quando lo dicono, se non è pura tartufata, chiudono presto. Riconoscono un vero romanziere soltanto quando improvvisamente il manoscritto capita sotto gli occhi della persona giusta, che per sbaglio hanno assunto come lettore.

5. Un vero romanziere non ha mai seguito corsi di scrittura, né mai li seguirà né oserà organizzarli, a meno che non stia morendo di fame o non abbia un cravattaro nascosto sotto casa. Corsi di scrittura e vero romanziere sono aspetti insanabilmente contraddittori. Un vero romanziere osserva - senza poterci far niente - unicamente il suo tempo, e studia soltanto i grandi autori che l'hanno preceduto per capire come questi hanno risolto un certo problema di espressione e di imitazione del reale.

6. Un vero romanziere non proviene mai da anni di autocompiacimento nel mondo universitario, come è il caso di Umberto Eco e di altri felici universitari che si sono di punto in bianco scoperti romanzieri. I veri grandi professori universitari, rarissimi oggi, coloro cioè che scrivono i loro saggi meravigliosi centellinando le singole parole, lo sanno benissimo.

7. Umberto Eco è un vero romanziere? No. La lingua del Nome della rosa non solo fa cadere i cosiddetti tommasei ma non riproduce nulla del movimento del reale. E' puro gioco accademico, ragionieristico: è sfruttamento di una moda, un gusto del mistero, del Medioevo, di cui Eco si è occupato. Riproduce il reale solo nell'ottica dello sfruttamento della fame che il lettore ha del passato.

8. Quando inizia a scrivere un grande romanziere? Praticamente nel momento stesso in cui si rende conto che le parole sono soltanto un riflesso della realtà: che servono cioè a indicare le cose, gli oggetti, quindi intorno ai sei sette anni. E inizia a farlo scrivendo mentalmente i suoi futuri romanzi. A osservare il mondo dall'esterno pur standoci all'interno. Non ha bisogno di un'agendina.

9. Perché c'è oggi questa corsa a voler essere romanzieri? Per il semplice motivo che mai come oggi si era arrivati a essere talmente infatuati della propria immagine da convincersi non solo che si possano creare personaggi concreti senza essere veri romanzieri, ma che la propria vita valga veramente la pena di essere raccontata, cosa a cui un vero romanziere non ha mai creduto, nemmeno quando si chiama Proust, la cui vita ha avuto ai suoi occhi solo un'importanza relativa, utile a metterlo in contatto con ciò che doveva essere narrato.

10. Ho l'ispirazione, ho scritto un romanzo, e a chi me lo chiede potrei dire esattatemente come l'ho costruito. Sono un vero romanziere? No. Uno degli sceneggiatori del Grande sonno, avendo problemi con alcune parti del libro, prese a rincorrere Chandler da un albergo all'alltro del Nord America. Quando finalmente riuscì a beccarlo gli disse: "Senta, Chandler, c'è questa frase del suo romanzo, non capisco che vuole dire". E Chandler: "Ma cosa vuole che ne sappia, io ..."

11. Chiunque può diventare un vero romanziere? Si rileggano tutti i punti dall' 1 al 11 compreso.




Nessun commento:

Posta un commento