venerdì 12 aprile 2013

gay se fa comodo


                                          Scena di banchetto - Tomba del tuffatore a Paestum

Una cosa è essere gay una cosa è parlare di omoerotismo. Non avrebbe comunque molto senso (sarebbe nel migliore dei casi un atto di autopersuasione e nel peggiore dei casi un tentativo di bassa manipolazione ideologica) il voler applicare al passato, secondo il solito procedimento dell'ante litteram, la ormai più che abusata e noiosa etichetta gay, che si torni indietro di cinquanta o duemila e cinquecento anni (se un termine è applicato ante litteram vuol dire che quel termine non esisteva e se non esisteva la parola non esisteva nemmeno il concetto). Un gay è per definizione chiunque si senta in qualche modo "liberato": è una persona che sbandiera politicamente questa sua avvenuta "liberazione" - grazie ad anni di lotte e battaglie tra l'altro non sue - e lo fa a differenza di chi non vuole sbandierare un bel niente per tutta una serie di ragioni che non sta né ai gay né ai vari movimenti lgbt giudicare (tra l'altro con teorie psicologiche e psicanalitiche di dubbio valore). Alessandro Magno era gay? (era sessualmente liberato?) La domanda è semplicemente ridicola, improponibile, per la semplice ragione che non avrebbe avuto nessuna logica, nessun senso, per gli interessati. Greci Macedoni o Romani ragionavano tanticchia diversamente. Bisognava che agli occhi del mondo venissero rispettati (questo sì) certi elementari codici sociali. Se socialmente eri anche di un solo gradino al di sopra del tuo partner e lasciavi intendere ai vicini che ti piaceva riceverlo invece che darlo allora perdevi anche quel po' di considerazione che credevi di avere; e inoltre dovevi guardarti dal non tradire il genere all'interno del quale la natura ti aveva messo (storia e natura si equivalevano). Se nascevi uomo e ti truccavi e ti vestivi da donna o ti depilavi o agitavi un po' troppo i lombi o gesticolavi più del necessario, scattava impietosa la beffa o il sarcasmo: termini coloritissimi che esistevano allora come ai giorni nostri (ciò che mancava era l'omofobia, le pratiche criminali connese con l'inseguimento (la persecución, in spagnolo) con l'individuazione del nemico sulla base della mondezza ideologica che all'inseguitore è stata colata nel cervello); e di questi termini offensivi se ne reperivano a iosa. Eschine sbeffeggiò, nel famoso processo per la corona, il suo antagonista di sempre, il gigante Demostene, per quella sua certa “mantellina bianca” con cui si era presentato in tribunale. Lo chiamò in tutti modi possibili e immaginabili. Quando toccò poi a Demostene a prendere la parola (si dice che la sua parola riusciva a produrre in un fascinoso crescendo l’equivalente linguistico di una paurosa tempesta) lo distrusse. Eschine fu costretto a andarsene in esilio a Rodi. E pare che dopo aver letto ai suoi studenti l’orazione pronunciata contro Demostene, e meravigliandosi un po' tutti che con quel capolavoro non l'avesse battuto, Eschine abbia detto: “perché nessuno di voi ha mai sentito quella belva parlare!”

                                            Fidia, Dioniso - Partenone

Ciò che non esisteva nell’antichità era appunto l’omofobia, e anche le battute di Eschine erano un puro strumento retorico: sconfiggere l’avversario mediante una tecnica di scuola. Bisognerà allora forse interrogarsi sul perché l'omofobia oggi o nei secoli passati e non duemila e cinquecento anni fa. Tutto qui.

Aggiungiamo che sono argomentazioni prive di ogni fondamento storico e filologico quelle svolte da tante persone cosiddette colte (anche da qualche professore universitario) infatuati del mondo antico e greco in particolare: che cioè anche prima che la morale cristiana si consolidasse una relazione sessuale tra due uomini, al di fuori del rapporto educativo ragazzo/uomo maturo, era eticamente condannabile. Il sesso, in tutte le sue forme, in tutte le salse e a tutte le età, si faceva nella Grecia più arcaica come a Roma diversi secoli dopo e anche fin dentro i primi secoli dell'era cristiana, e più di quanto non si faccia oggi. Di questo, del fatto che nonostante accelerazioni in senso più moralistico nella Roma imperiale, il sesso continuasse a cuocere all'interno di un calderone dove c'era di tutto, è un pallido riflesso un trattato greco sull’interpretazione dei sogni, attribuito a Artemidoro e scritto più di 400 anni dopo la morte di Alessandro. Ma si può facilmente dimostrare che ai tempi di Artemidoro le interpretazioni di certi sogni erotici che oggi farebbero arrossire poggiava su premesse morali (non moralistiche) non dissimili da quelle dei tempi di Alessandro.   

Nessun commento:

Posta un commento